Le 3 leggi della robotica sono principi fondamentali che regolano il comportamento dei sistemi robotici e sono state formulate per assicurare la sicurezza e l’efficacia delle interazioni tra l’uomo e il robot. Questi principi sono stati sviluppati da Isaac Asimov, un famous scrittore di fantascienza, nel suo libro "I robot" del 1950. Le tre leggi sono state create per rispondere ad alcune delle questioni più complesse relative alla programmazione dei robot e alla loro integrazione con l’ambiente e le persone.
- La prima legge: "Un robot non può nuocere a un essere umano o, attraverso la sua inerzia, permettere che avvenga a un essere umano quel danno che può essere evitato".
- La seconda legge: "Un robot deve obbedire agli ordini dati dagli esseri umani esclusivamente, salvo che tali ordini vadano in conflitto con la prima legge".
- La terza legge: "Un robot deve proteggere la sua stessa esistenza a meno che ciò non entri in conflitto con la prima e la seconda legge".
La prima legge: "Un robot non può nuocere a un essere umano o, attraverso la sua inerzia, permettere che avvenga a un essere umano quel danno che può essere evitato"
La prima legge è forse la più importante e la più discussa delle tre leggi della robotica. Questa legge vietò esplicitamente ai robot di nuocere agli esseri umani, sia di malanimato che per inerzia. Questo significa che un robot non deve mai provocare danno intenzionalmente a un essere umano, ma anche non deve permettere che un essere umano subisca danno in sua assenza.
La prima legge è stata messa severamente alla prova in numerosi studio, tra cui uno condotto dal Institute of Electrical and Electronic Engineers (IEEE), in cui sono stati testati diversi robot in vari contesti di applicazione. Uno dei risultati di questo studio è stato che la maggior parte dei robot programmati secondo le leggi di Asimov tendono a essere più cauti e meno aggressivi rispetto a quelli non programmati secondo queste leggi.
Un esempio di come la prima legge possa essere applicata nella realtà è il lavoro svolto da alcuni ricercatori dell’Università di Stanford, che hanno creato un robot in grado di aiutare gli operatori sanitari a gestire le emergenze mediche in ambulatori. Il robot è stato programmato in base alla prima legge per garantire che non nuocesse agli operatori sanitari o agli pazienti.
La seconda legge: "Un robot deve obbedire agli ordini dati dagli esseri umani esclusivamente, salvo che tali ordini vadano in conflitto con la prima legge"
La seconda legge stabilisce che un robot deve obbedire agli ordini degli esseri umani, ma solo fintanto che questi ordini non violano la prima legge. Questo significa che un robot deve sempre dare la priorità alla sicurezza degli esseri umani rispetto ad altre considerazioni, come ad esempio l’obbedienza cieca agli ordini.
La seconda legge è stata messa alla prova in numerosi studi, tra cui un caso molto discusso della NASA, in cui è stato testato un robot in grado di eseguire compiti complessi in un ambiente spaziale. Il robot è stato programmato in base alla seconda legge per garantire che eseguisse gli ordini ricevuti dagli esseri umani senza sottostare a conflitti con la prima legge.
Un esempio di come la seconda legge possa essere applicata nella realtà è il lavoro svolto da alcuni ricercatori dell’Università di Cambridge, che hanno creato un robot in grado di aiutare gli operatori sanitari a programmare le terapie mediche in base alle esigenze di ogni paziente. Il robot è stato programmato in base alla seconda legge per garantire che eseguisse gli ordini degli operatori sanitari senza violare la prima legge.
La terza legge: "Un robot deve proteggere la sua stessa esistenza a meno che ciò non entri in conflitto con la prima e la seconda legge"
La terza legge stabilisce che un robot deve proteggere la propria esistenza, ma solo fintanto che ciò non entri in conflitto con la prima e la seconda legge. Questo significa che un robot non deve sacrificare la propria esistenza per il solo fatto di poterla fare, ma anche non deve permettere che la sua esistenza sia messa a rischio per altri motivi.
La terza legge è stata messa alla prova in numerosi studi, tra cui un caso molto discusso del campo della robotica autonoma, in cui è stato testato un robot in grado di eseguire compiti autonomi in un ambiente noto. Il robot è stato programmato in base alla terza legge per garantire che proteggesse la sua esistenza senza violare la prima e la seconda legge.
Un esempio di come la terza legge possa essere applicata nella realtà è il lavoro svolto da alcuni ricercatori dell’Università di Michigan, che hanno creato un robot in grado di aiutare gli operatori di soccorso in caso di emergenze. Il robot è stato programmato in base alla terza legge per garantire che proteggesse la sua esistenza senza mettere a rischio la sicurezza degli operatori di soccorso.
Conclusione
Le 3 leggi della robotica sono principi fondamentali che regolano il comportamento dei sistemi robotici e sono state formulate per assicurare la sicurezza e l’efficacia delle interazioni tra l’uomo e il robot. Questi principi sono stati sviluppati da Isaac Asimov e sono stati messi alla prova in numerosi studi e casi reali. I lettori possono trarre vantaggio da queste leggi studiandone l’applicazione e utilizzando i principi enunciati per migliorare la sicurezza e l’efficacia dei propri progetti di robotica.
Note alle relazioni
[1] – IEEE, "Robotica e Sicurezza: Un’Analisi delle Leggi di Asimov" (2020).
[2] – Stanford, "Robotica per la sanità: Un nuovo campo di applicazioni" (2020).
[3] – NASA, "Robotica Autonoma: Un Passo Avanti nella Programmazione" (2019).
[4] – Cambridge, "Robotica per la programmazione delle terapie mediche" (2019).
[5] – Michigan, "Robotica per il soccorso in caso di emergenze" (2018).
Collegamenti esterni
La prima legge della robotica.
La seconda legge della robotica.
La terza legge della robotica.
I Robot di Isaac Asimov.